In ricordo del padre Aldo che la aprì nel 1994, l’insegna continua a portare il suo nome al fianco di quello della moglie Maria, lei ancora presenza costante e fondamentale. Da qualche anno protagonista è il figlio Francesco Vidone (foto). Dal padre napoletano ha ereditato le regole dell’impasto ideale e della cottura nel forno a legna per le classiche pizze tonde con grande cornicione. Ne risulta un impasto che dopo la cottura è soffice e vaporoso, gustoso e di facile digeribilità (nessuna sete notturna). Le basi sono servite per sviluppare ed evolvere la proposta senza esagerazioni «gourmettare». Dunque le pizze sono tonde (verrebbe da dire, a forma di pizza e non di focaccia), niente scrocchiarelle o idratazioni «crunch». Principi applicati anche per le pizze realizzate con (misurata) fantasia. Vincente è la qualità delle materie prime, selezionate con molta cura, e il successivo calibrato utilizzo nei topping. Così si è verificato per le due pizze assaggiate, una più classica, la margherita in versione «bufala» (pomodoro e mozzarella molto buoni e in perfetto equilibrio di quantità), l’altra scelta tra quelle d’autore, la «friarelli», riccamente condita con l’aggiunta di salsiccia campana e scamorza affumicata. L’ambiente non è l’attrazione dell’insegna, ma va segnalato che i tavoli sono vivaddio attovagliati. Non accurata la selezione dei vini. Un po’ meglio va con le birre, alla spina o di piccoli birrifici (Orobie). Prezzi nella norma per le pizze — si parte dai 5 euro per una marinara — che in virtù della qualità diventano convenienti.